Matteo Donia
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Matteo Donia .Matthaei Doniae Siculi Panormitae, artium & medicinae doctoris Epylarion continens opuscula sex
Panormi: typis Io. Francisci Carrarae, 1595 Quattro volumi in-8° (mm 145x93). I: Ad Posteros Gephyraptoyca Descriptio. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara) 1595. Pagine 32. Grande stemma inciso in legno al frontespizio, iniziali xilografiche nel testo. II. Panormi questus et Charontis...De Casu lignei pontis in proregis reditum fabricati. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara). Pagine [12]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio e al recto dell’ultima carta, al verso del frontespizio grande stemma del Senato della Città di Palermo, iniziali xilografiche nel testo. III. Polystichon. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara), 1595. Pagine 26 [i.e. 32 ]. Marca incisa in legno al frontespizio, 12 vignette xilografiche e iniziali incise in legno nel testo. Piccolo restauro all’angolo bianco del frontespizio. IV. Formica dialogus. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara), 1595. Pagine 12. Marca xilografica al frontespizio, 2 vignette xilografiche con la cicala e le formiche nel testo. Legatura cartonata posteriore, astuccio moderno in marocchino con titoli in oro. Antica nota di possesso di difficile lettura al frontespizio. Quattro scritti di questo Autore nato attorno alla metà del secolo XVI a Palermo e della cui famiglia poco si conosce, sebbene si possa supporre un'appartenenza alla migliore società. Da una ricerca di Lombardo Radice risulta che il Donia studiò prima filosofia a Napoli e poi medicina a Pisa, dove si addottorò nel novembre 1586. Nel capoluogo siciliano ritornò per esercitare la professione, a detta degli storici con una certa fama, e lì divenne membro dell'Accademia degli Accesi e dell’Accademia degli Spregiati; a lui sono attribuite anche altre opere - alcune andate perse, altre rimaste manoscritte - sia di genere letterario che di argomento medico. I opera: Donia narra, parte in prosa e parte in versi, dello sfortunato caso del 15 dicembre 1590, nel quale si trovò coinvolto personalmente e in cui crollò un ponte sul mare, causando la morte per annegamento del fior fiore della nobiltà palermitana. Nell’operetta viene riportato l’elenco di coloro che precipitarono e di quelli che morirono. II opera: Opuscolo correlato al precedente e dedicato a Don Andrea Salazar 'Panormitani Castri Dignissimo Praefecto'. III opera: Raccolta di brevi composizioni fra cui l’epigramma dove, con toccanti accenti, l’autore piange la morte del primogenito Giovanni. Le graziose vignette rappresentano le imprese di nobili e insigni palermitani. IV opera: Si tratta probabilmente della prima opera composta dal Donia, ispirata alla nota favola di Esopo. Confrontasi Mongitore, Bibliotheca Sicula, II, 56-57; Mira, I, 313; D.B.I.,174-175. (4)
Panormi: typis Io. Francisci Carrarae, 1595 Quattro volumi in-8° (mm 145x93). I: Ad Posteros Gephyraptoyca Descriptio. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara) 1595. Pagine 32. Grande stemma inciso in legno al frontespizio, iniziali xilografiche nel testo. II. Panormi questus et Charontis...De Casu lignei pontis in proregis reditum fabricati. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara). Pagine [12]. Marca tipografica incisa in legno al frontespizio e al recto dell’ultima carta, al verso del frontespizio grande stemma del Senato della Città di Palermo, iniziali xilografiche nel testo. III. Polystichon. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara), 1595. Pagine 26 [i.e. 32 ]. Marca incisa in legno al frontespizio, 12 vignette xilografiche e iniziali incise in legno nel testo. Piccolo restauro all’angolo bianco del frontespizio. IV. Formica dialogus. Palermo, Giov. Antonio di Francesco (Carrara), 1595. Pagine 12. Marca xilografica al frontespizio, 2 vignette xilografiche con la cicala e le formiche nel testo. Legatura cartonata posteriore, astuccio moderno in marocchino con titoli in oro. Antica nota di possesso di difficile lettura al frontespizio. Quattro scritti di questo Autore nato attorno alla metà del secolo XVI a Palermo e della cui famiglia poco si conosce, sebbene si possa supporre un'appartenenza alla migliore società. Da una ricerca di Lombardo Radice risulta che il Donia studiò prima filosofia a Napoli e poi medicina a Pisa, dove si addottorò nel novembre 1586. Nel capoluogo siciliano ritornò per esercitare la professione, a detta degli storici con una certa fama, e lì divenne membro dell'Accademia degli Accesi e dell’Accademia degli Spregiati; a lui sono attribuite anche altre opere - alcune andate perse, altre rimaste manoscritte - sia di genere letterario che di argomento medico. I opera: Donia narra, parte in prosa e parte in versi, dello sfortunato caso del 15 dicembre 1590, nel quale si trovò coinvolto personalmente e in cui crollò un ponte sul mare, causando la morte per annegamento del fior fiore della nobiltà palermitana. Nell’operetta viene riportato l’elenco di coloro che precipitarono e di quelli che morirono. II opera: Opuscolo correlato al precedente e dedicato a Don Andrea Salazar 'Panormitani Castri Dignissimo Praefecto'. III opera: Raccolta di brevi composizioni fra cui l’epigramma dove, con toccanti accenti, l’autore piange la morte del primogenito Giovanni. Le graziose vignette rappresentano le imprese di nobili e insigni palermitani. IV opera: Si tratta probabilmente della prima opera composta dal Donia, ispirata alla nota favola di Esopo. Confrontasi Mongitore, Bibliotheca Sicula, II, 56-57; Mira, I, 313; D.B.I.,174-175. (4)
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