FIRENZE, Italia – Un fil rouge unisce alcune delle opere d’arte moderna e contemporanea offerte il 18 dicembre da Pandolfini a Firenze: il dialogo tra artisti del passato e del presente e il tema della collaborazione tra artisti, che sia reale o immaginaria. È il caso di “Coopération imaginaire avec Yves Klein”, una tempera su cartoncino del 1988 di Jean Tinguely (lotto 211, stima €10.000-€12.000). È un’opera omaggio a Yves Klein in cui Tinguely immagina una collaborazione con l’artista francese che aveva conosciuto nel 1955 e con cui aveva esposto. Spesso Tinguely creò opere a più mani, con parti realizzate dalla moglie Niki de St.Phalle e da altri artisti. Esiste anche una versione scultorea di questa collaborazione immaginaria che si trova al Museo Tinguely di Basilea.
Un’altra opera offerta all’asta di Pandolfini richiama, invece, una collaborazione reale tra due grandi artisti: “IX” di Mimmo Paladino e Sol Lewitt (lotto 247, stima €20.000-€25.000). L’opera è tratta da una serie di 25 lavori nati da un’idea di Bruno Corà e ispirati alla sincronicità di Carl Gustav Jung. Ognuno dei due artisti ha creato indipendentemente una serie di 25 opere su indicazioni del curatore, che sono state poi unite.
E ancora un artista contemporaneo, Michelangelo Pistoletto, in autoritratto del 1977 si rapporta al suo celebre omonimo Michelangelo Buonarroti e sottolinea il legame simbolico attraverso una catena (lotto 239, stima €6.000-€8.000). Può sembrare un atto di vanagloria, ma è in realtà un’allegoria del legame tra gli artisti e della continuità nella storia dell’arte.
L’asta di Pandolfini offre in tutto una selezione di 165 lotti che copre tutto il Novecento, a partire dalle Avanguardie fino ad artisti contemporanei come Mimmo Paladino, Nam June Paik, Massimo Vitali, Pierluigi Pusole e Paolo Leonardo.
Le stime partono da €1.000 per arrivare a €100.000-€150.000 per una Piazza d’Italia di Giorgio De Chirico dei primi anni 60, uno dei temi celebri del pittore ripreso nel periodo della cosiddetta “Neometafisica” (anni 60-70) in cui l’artista, dopo aver rivisitato gli stili dei maestri della tradizione, passò alla rivisitazione di sé stesso.
Sono presenti all’asta anche diverse opere di Mario Schifano, per il quale alla fine di novembre sono stati segnati in due giorni due record pari a €421.500 e €446.800 da Sotheby’s a Milano e da Dorotheum a Vienna. Da Pandolfini andrà all’asta un dipinto tardo che, però, esce dai soliti schemi dell’ultima produzione, piuttosto bistrattata dal mercato. Si intitola “Grundig” ed è rappresentativo dell’atteggiamento critico dell’artista nei confronti della televisione, raffigurata come un vortice esplosivo che assorbe tutto e diventa epicentro esistenziale (lotto192, stima €12.000-€15.000). Già negli anni 70, quando arrivò in Italia la televisione a colori, Schifano iniziò a riportare sulla tela le immagini della TV. Negli anni ’90, poi l’artista si circondò nel suo studio di televisioni tutte uguali sempre accese e sintonizzate su canali diversi che lo tenevano in contatto con l’esterno. Usava fotografare le immagini della televisione per poi intervenire con colori e segni sulla fotografia.
Di Renato Guttuso, invece, c’è un raro lavoro giovanile del 1938, una natura morta ambientata nel suo piccolo studio di Roma che già anticipa la poetica che svilupperà successivamente (lotto 116, stima €35.000-€45.000).
Un’opera molto importante è “Bello margherita” di Piero Dorazio del 1960, uno dei primi reticoli che lo hanno reso famoso che rappresenta sicuramente un investimento per un artista riconosciuto dalla critica ma che ha ancora prezzi contenuti ma certamente in crescita (lotto 170, stima €50.000-€60.000). L’arte italiana astratta degli anni 60-70 sta vivendo un momento estremamente positivo ed è molto richiesta anche a livello internazionale.
Infine si segnala un’opera recente di Mimmo Paladino: “Progetto per istallazione in Piazza Santa Croce, Firenze” del 2012, il plastico di un progetto monumentale realizzato nello stesso anno dall’artista a Firenze (lotto 240, stima €35.000-€45.000). In quell’occasione l’artista si è nuovamente confrontato con lo spazio pubblico, come a Napoli in piazza Plebiscito quando nel 1995 innalzò la “Montagna di sale” (riproposta a Milano nel 2011). Nell’installazione di Firenze Paladino ha creato una croce fatta di blocchi di marmi sui quali ha inciso elementi simbolici, volti, cifre, lettere, esplorando la possibilità di comunicare per simboli e immagini nell’arte contemporanea e la vitalità degli archetipi figurativi.
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