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The booth of Magazzino d’Arte Moderna at Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Rome.

Il mercato dell’arte in Italia: L’arte italiana all’Art Basel 43

Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.
Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.

Camminando attraverso i corridoi della 43esima edizione di Art Basel, la più importante fiera per l’arte moderna e contemporanea che si è appena conclusa a Basilea, non si poteva fare a meno di notare la presenza di arte italiana di alto livello, in vendita agli stand di molte influenti gallerie internazionali.

Importanti gallerie di arte moderna newyorkesi come Acquavella Galleries e Helly Nahmad avevano in mostra opere di Morandi, De Chirico, Fontana e Burri, gli artisti italiani più ricercati a livello internazionale. Gli specchi di Michelangelo Pistoletto erano in diversi stand tra cui quello di Luhring Augustine (New York), Galleria Continua (San Gimignano, Beijing, Le Moulin) e Simon Lee Gallery (Londra). Gladstone Gallery aveva opere di Alighiero Boetti, Mario e Marisa Merz, ceramiche di Lucio Fontana e sculture di Fausto Melotti. Anche l’Arte Povera era ben rappresentata. La galleria tedesca Konrad Fischer Galerie, per esempio, aveva opere di Mario Merz e Giuseppe Penone, che è attualmente in mostra anche a dOCUMENTA(13) a Kassel. “Cerchiamo di rispondere alle richieste del mercato”, ci ha detto il direttore della sede di Düsseldorf Thomas W. Rieger, “e il mercato adesso vuole l’Arte Povera.” La galleria ha venduto una scultura di grandi dimensioni di Penone. Opere di tali dimensioni quotano di solito intorno ai 350.000 euro (440.000 dollari).

Anche gli artisti italiani più giovani erano ben rappresentati. La galleria francese Emmanuel Perrotin presentava una nuova opera di Paola Pivi (1971), formata da una catena di quaranta aeroplani di plastica che pendevano dal soffitto, in vendita per 70mila euro (88mila dollari). Dal 20 giugno l’artista italiana sarà in mostra a Central Park a New York, con un’installazione promossa dal Public Art Fund, e al Rockbund Art Museum di Shanghai.

La galleria torinese Franco Noero e la galleria francese Yvon Lambert presentavano nuovi lavori della star Francesco Vezzoli: coppie di busti formati da un ritratto antico e una risposta moderna dell’artista, in vendita per 150mila e 175mila dollari l’uno.

Un’ampia presentazione dell’arte italiana attraverso varie generazioni era offerta allo stand di Magazzino d’Arte Moderna, una galleria italiana con sede a Roma. Al centro dello stand c’era un’opera di Alberto Garutti (1948) formata da due vadi pieni d’acqua. Garutti rappresenta quasi una “figura paterna” rispetto agli altri artisti in mostra a Basilea, non solo perché è più anziano, ma perché insegna all’Accademia di Brera a Milano e all’Università IUAV di Venezia. Nel suo lavoro Garutti pone lo spazio pubblico al centro dell’attenzione; l’arte viene usata per connettere le persone. Questo è anche il senso dell’opera presentata a Basilea, che è parte di un’installazione mostrata alla galleria a Roma. L’acqua contenuta nei vasi proviene da una fontana nel cortile dell’edificio della galleria, da cui si dice si abbeverasse la lupa di Romolo e Remo. Rappresenta non solo un collegamento alla storia della città e un bene primario dell’umanità, ma anche un elemento che connette gli individui e le famiglie all’interno di un edificio. Per sottolineare questo fatti l’artista ha ricostruito il sistema idraulico di tubature che attraversa gli appartamenti in disegni e in un’installazione in galleria. Il prezzo di ogni vaso è di 20mila euro (25mila dollari).

Un’altra generazione di arte italiana, più giovane di Garutti ma già affermata, era rappresentata a Basilea da Massimo Bartolini (1962) e Elisabetta Benassi (1966). La ricerca di Bartolini si concentra sul rapporto tra l’essere umano e il suo ambiente. Nella serie “Rugiada”, per esempio, Bartolini ricrea la rugiada del mattino su un dipinto monocromo attraverso gocce d’acqua mischiate al silicone spruzzate sulla superficie, combinando in questo modo la meraviglia della natura e la storia dell’arte (l’opera della serie in mostra a Basilea costava 13mila euro o 16.500 dollari).

Massimo Bartolini, come Penone, è attualmente in mostra a dOCUMENTA(13) a Kassel con l’opera “Untitled (Wave)”, nella quale ricrea il movimento di un’onda in una vasca.

La generazione più giovane era rappresentata allo stand di Magazzino da Alessandro Piangiamore (1976), Daniele Puppi (1970), e Gianluca Malgeri (1974). L’opera di Malgeri “Wunderkammer” ha attratto molte attenzioni. L’installazione, composta di rami che ricordano le corna di cervo di un trofeo di caccia, è stata ispirata dal mito di Apollo e Dafne. È un’opera che parla d’amore, ma anche del collezionismo d’arte. È stata venduta ad un acquirente internazionale per 15mila euro (19mila dollari). Anche le opere di Puppi e Piangiamore hanno avuto successo commerciale e sono state vendute il primo giorno a collezionisti internazionali: una bella soddisfazione per la giovane arte italiana, che riesce ad affermarsi grazie alla sua qualità, nonostante la mancanza di un solido sistema dell’arte in patria.

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


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Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.
Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.