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Guglielmo Achille Cavellini, cassa che contiene opere distrutte n°276, 1967, Legno e colori acrilici, 76 x 75 x 10 cm. Courtesy Wunderkammern Roma.

Il mercato dell’arte in Italia: ‘Back to the Future’

Guglielmo Achille Cavellini, cassa che contiene opere distrutte n°276, 1967, Legno e colori acrilici, 76 x 75 x 10 cm. Courtesy Wunderkammern Roma.
Guglielmo Achille Cavellini, cassa che contiene opere distrutte n°276, 1967, Legno e colori acrilici, 76 x 75 x 10 cm. Courtesy Wunderkammern Roma.

Artissima, la fiera di Torino per l’arte contemporanea, ha appena chiuso le porte della 19esima edizione (9-11 novembre) riportando un grande successo di pubblico (50mila visitatori) e il plauso della critica per la sua qualità, anche se le vendite non sono stati brillanti per via della crisi che rallenta il mercato.

La nuova direttrice Sarah Cosulich Canarutto, che ha rimpiazzato Francesco Manacorda dopo che questi è stato chiamato a dirigere la Tate Liverpool, ha mantenuto la stessa struttura delle passate edizioni ma ha sottolineato il carattere globale dell’arte invitando più gallerie straniere e espositori da paesi come il Brasile e l’Arabia saudita. Anche quest’anno la fiera ha riproposto l’appuntamento con “Back to the Future”, una sezione piuttosto unica nel panorama delle fiere d’arte poiché raccoglie artisti che erano attivi negli anni ’60 e ’70 e sono poi stati dimenticati per vari motivi senza ricevere il giusto riconoscimento delle istituzioni e rimanendo sottovalutati sul mercato. Oggi è un’occasione di riscoperta e di investimento.

Tra di loro c’erano anche cinque nomi italiani: Guglielmo Achille Cavellini, Mario Davico, Piero Fogliati, Vittorio Tavernari e Franco Vaccari.

Cavellini (1914-1990) è probabilmente il più eccentrico del gruppo. Fino agli anni ’60 era conosciuto come collezionista di arte contemporanea di Brescia, soprattutto di arte astratta. Negli anni ’60 ha iniziato a creare arte lui stesso: produceva opere che poi distruggeva, imballava in casse e poi esponeva. Più tardi ha iniziato a distruggere e inscatolare opere di altri artisti che collezionava (in realtà erano copie). La sua intenzione era di scardinare il sistema dell’arte e l’idea di opera d’arte come feticcio.

Questa critica fu portata agli estremi negli anni ’70, quando Cavellini iniziò un processo di auto-storicizzazione che alludeva alla mitizzazione della figura dell’artista. Scrisse una voce enciclopedica su sé stesso, in parte vera e in parte inventata, e iniziò a copiarla dappertutto. Arrivò a pianificare nel dettaglio le celebrazioni per il centenario dalla sua nascita, che sarà nel 2014.

Il suo atteggiamento polemico nei confronti del sistema non è stato ben accolto dal mondo dell’arte. Oggi il lavoro di Cavellini viene rivalutato dalla galleria romana Wunderkammern, che ci lavora da un anno. Le opere esibite ad Artissima andavano da 3.500 a 36.000 euro.

Il torinese Mario Davico (1920-2010), invece, decise deliberatamente di abbandonare il mondo dell’arte. Nonostante avesse una carriera di successo e avesse preso parte ad eventi e mostre importanti come la Biennale di Venezia del 1962, all’inizio degli anni ’60 l’artista decise di ritirarsi dalla scena dell’arte per dedicarsi completamente alla sua arte senza pressioni dal mondo esterno. La galleria milanese Bianconi ha presentato ad Artissima i suoi dipinti della fine degli anni ’50-inizio anni ’60. I prezzi erano intorno ai 3mila euro per le opere su carta e andavano dai 9mila ai 28mila euro per le tempere su tela.

Un altro artista torinese, Piero Fogliati (nato nel 1930), non è stato riconosciuto perché Torino negli anni ’60 era il tempio dell’Arte Povera, un movimento che ha assorbito su di sé tutta l’attenzione di critica e mercato. Il lavoro di Fogliati non era inquadrabile in questo contesto. La sua ricerca individuale si concentrava sulla relazione tra l’arte e la tecnologia. I lavori di Fogliati nascono dai suoi piani per una città immaginaria nella quale l’artista interviene nello spazio trasformando i suoni, le luci e i flussi d’acqua in eventi estetici e sensoriali. Le sue opere altamente poetiche sono state presentate ad Artissima dalla galleria torinese Gagliardi Art System. I prezzi vanno da 12mila a 120mila euro. Fogliati ha preso parte alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1986, e le sue opere sono già rappresentate nelle collezioni di importanti istituzioni italiane e internazionali come la GAM di Torino e il MART di Rovereto, e in collezioni private come la collezione Gori.

La GAM di Torino ad Artissima ha comprato un’installazione di un altro artista che è stato un po’ trascurato: Franco Vaccari (nato a Modena nel 1936). Vaccari è stato molto importante per l’arte concettuale italiana, soprattutto nell’ambito della fotografia. Alla fine degli anni ’60 Vaccari ha creato performance in cui il visitatore aveva un ruolo centrale. Per esempio, alla Biennale di Venezia del 1972, l’azione di Vaccari era stata solo quella di mettere una cabina per le fototessere al centro della stanza. I visitatori erano invitati a farsi delle foto che poi venivano esposte nella stanza. Un anno dopo Vaccari estese questo progetto a tutte le cabine per le fototessere in Italia. Il risultato è stato un ritratto globale degli italiani dell’epoca.

L’opera acquisita dalla GAM allo stand della galleria bolognese P420 ad Artissima è composta da un monitor che mostra un mendicante che l’artista mise in strada, e di un collage di fotografie che ritraggono le reazioni dei passanti. Le opere di Vaccari allo stand quotavano tra 4mila e 50mila euro.

Anche lo scultore Vittorio Tavernari (1919-1987) ha ricevuto una rinnovata attenzione ad Artissima. Era rappresentato dalla galleria bresciana di Massimo Minini con sculture in legno dall’apice della sua carriera che hanno risvegliato grande interesse tra i collezionisti.

Sylvia-AnnaBarrilaBoilerplateITALIAN


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Guglielmo Achille Cavellini, cassa che contiene opere distrutte n°276, 1967, Legno e colori acrilici, 76 x 75 x 10 cm. Courtesy Wunderkammern Roma.
Guglielmo Achille Cavellini, cassa che contiene opere distrutte n°276, 1967, Legno e colori acrilici, 76 x 75 x 10 cm. Courtesy Wunderkammern Roma.
Piero Fogliati, Prisma Meccanico, 1967-1970, tecnica mista. Proiettore: 49 x 24 x 20 cm. Schermi (dischi rotondi): 34 x 26 x 44 cm. Courtesy Gagliardi Art System, Torino.
Piero Fogliati, Prisma Meccanico, 1967-1970, tecnica mista. Proiettore: 49 x 24 x 20 cm. Schermi (dischi rotondi): 34 x 26 x 44 cm. Courtesy Gagliardi Art System, Torino.