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Il mercato dell’arte in Italia: Dadamaino a Londra

Dadamaino da Team Colore nel 1975, Fotografia Gianfranco Corso , Courtesy Sotheby's
Dadamaino da Team Colore nel 1975, Fotografia Gianfranco Corso , Courtesy Sotheby’s
LONDRA – Nell’anno in cui ricorre il decimo anniversario dalla scomparsa di Dadamaino, Sotheby’s dedica all’artista italiana una mostra nella sua galleria S|2 di Londra dal 20 novembre 2014 al 16 gennaio 2015 che permette di ripercorrere la carriera di questa importante pioniera dell’arte al femminile e di acquistare opere fresche sul mercato. Delle opere in mostra, 19 provengono da collezioni private e sono in vendita, mentre altre cinque provengono dall’archivio Dadamaino di Milano e sono in prestito.

È un privilegio allestire una mostra dedicata ad una delle pioniere femminili dell’arte contemporanea” ha detto Fru Tholstrup, direttrice di S2 a Londra. “In un mondo dominato dagli uomini, Dadamaino ha rotto gli schemi e ora è giustamente riconosciuta tra gli artisti italiani più influenti della sua generazione”.

Dadamaino appartiene alla generazione di artisti italiani degli anni 60 che adesso sono particolarmente richiesti sul mercato dell’arte a livello internazionale. Se fino a qualche anno fa i collezionisti internazionali conoscevano solo i grandi protagonisti come Lucio Fontana, Piero Manzoni e Enrico Castellani, ora hanno scoperto anche i loro contemporanei come Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi e appunto Dadamaino. Per rendersi conto della crescita del mercato di quest’ultima basti pensare che nel giro di un anno, dall’ottobre 2013 a oggi, il suo record è stato superato ben tre volte: da Sotheby’s a Londra il 17 ottobre 2013 una sua opera stimata €25.000-35.000 è stata venduta per €123.500; un mese dopo, il 27 novembre da Dorotheum a Vienna, una sua opera stimata €30.000-40.000 è stata venduta per €134.500; e infine l’ultimo da Sotheby’s a Londra lo scorso 17 ottobre con un’opera venduta per €154.500. Inoltre le sue opere sono entrate nelle collezioni di musei come la Tate di Londra e il Guggenheim di New York, dove è attualmente esposta all’interno dell’importante mostra “Zero: Countdown to Tomorrow, 1950s-60s”.

Nata a Milano nel 1930 come Eduarda Emilia Maino, Dadamaino inizia la sua attività artistica come autodidatta. Frequentando il famoso locale degli artisti Bar Giamaica incontra nel 1957 Piero Manzoni ed entra a far parte della scena dell’avanguardia artistica milanese dove è nota con il soprannome di Dada. Viene profondamente influenzata da Lucio Fontana: un aneddoto racconta il suo primo incontro accidentale con un suo Concetti Spaziale, visto in una vetrina di un negozio tra Via Broletto e Piazza Cordusio a Milano passando con il tram. Così come Fontana, anche Dadamaino nel 1959 arriva a superare la bidimensionalità della tela e apre il dipinto alle possibilità della terza dimensione. Realizza i “Volumi”: tele monocrome bianche o nere o lasciate al naturale dalle quali rimuove ampie parti di superficie creando forme ovoidali vuote. Sono proprio queste opere, che nei primi anni 60 vengono subito mostrate nella galleria Azimut di Milano di Manzoni e Castellani, le più richieste sul mercato. Al riguardo l’artista ha affermato: “Ho sempre aborrito la materia e ricercato l’immaterialità. Naturalmente Fontana ha avuto un ruolo determinante nella storia della mia pittura. (….) Se non fosse stato Fontana a perforare la tela, probabilmente non avrei osato farlo neppure io. Si asportava totalmente la materia, al punto da rendere visibili anche parti della tela, per eliminarne ogni elemento materiale, per privarla di ogni retorica e ritornare cosi alla tabula rasa, alla purezza”.

Dopo questo atto liberatoria Dadamaino cerca una via per proseguire e la trova ispirandosi al Futurismo e ai suoi insegnamenti. Guardando dietro i buchi dei suoi lavori vede il muro fatto di luci e ombre che vibrano e va alla ricerca del movimento: “L’arte era stata sinora statica, tranne per pochi pionieri, bisogna farla ridiventare dinamica e con mezzi conseguenti alle più recenti esperienze tecnico-scientifiche, stabilito che si può fare dell’arte con qualsiasi mezzo”.

All’inizio degli anni 60, quindi, Dadamaino si allontana dal bianco e nero dei suoi primi lavori e concepisce i “Volumi a Moduli Sfasati”: tele in cui sovrappone diversi strati di materiale semi-trasparente perforati. “Volevo creare fori che fossero disposti in modo prospettico e traducessero il volume su tre o quattro strati di materiale plastico” ha raccontato l’artista. “Trovai un materiale semitrasparente che si utilizza normalmente per le tende da doccia e che all’epoca si avvicinava di più all’idea di trasparenza. Con una fustella perforai a mano gli strati e li collocai sul telaio. Il calore della mia mano spostava i fori, e tale spostamento era il frutto del caso”. Un’opera di questo genere del 1960 si trova alla Tate di Londra.

Negli anni a seguire l’artista collabora con movimenti internazionali come il Gruppo Zero in Germania e Nul in Olanda e partecipa a mostre in musei e gallerie in Italia e in Europa. Proprio in occasione di una mostra nel 1961 i suoi dipinti sono erroneamente attribuiti al nome di Dadamaino che l’artista assume per il resto della sua carriera.

L’istinto radicale di Dadamaino la porta a creare nuovi gruppi di lavori e ad evolvere continuamente il suo stile. I suoi interessi si rivolgono sempre più all’arte cinetica e optical. All’inizio degli anni 70 sviluppa i “Cromorilievi”, strutture tridimensionali che trasformano i principi matematici in esperienza estetica, mentre a metà degli anni 70 introduce il segno grafico e realizza l’”Alfabeto della mente”, una serie di caratteri inventati che Dadamaino utilizza per scrivere una serie di “lettere” che consistono nella ripetizione di un singolo segno. Negli anni 80 i suoi lavori vengono esposti due volte alla Biennale di Venezia, la prima volta nel 1980 con la serie “I fatti della vita” e la seconda volta nel 1990 con la personale “Dimensione futuro. L’artista e lo spazio”. È scomparsa a Milano nel 2004.


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Dadamaino da Team Colore nel 1975, Fotografia Gianfranco Corso , Courtesy Sotheby's
Dadamaino da Team Colore nel 1975, Fotografia Gianfranco Corso , Courtesy Sotheby’s
Dadamaino, ‘Cromorilievo,’ 1975. Courtesy Sotheby's
Dadamaino, ‘Cromorilievo,’ 1975. Courtesy Sotheby’s
Dadamaino, ‘Oggetto Ottico Dinamico,’ 1961. Courtesy Sotheby's
Dadamaino, ‘Oggetto Ottico Dinamico,’ 1961. Courtesy Sotheby’s
Dadamaino, ‘Volume,’ 1958. Courtesy Sotheby's
Dadamaino, ‘Volume,’ 1958. Courtesy Sotheby’s