PITTORE ATTIVO A ROMA NEL XVII SECOLO
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Description
Natura morta con uva e melograni
Olio su tela, cm 67X79
Il dipinto reca un'attribuzione collezionistica al Maestro della Natura morta Acquavella, artista il cui corpus fu raccolto per la prima volta da Mina Gregori nel 1973, intravedendo un autore di cultura caravaggesca attivo durante gli anni Venti del Seicento. Ferdinando Bologna, invece, ipotizzò una origine napoletana del pittore, mentre Carlo Volpe, sulla scia di Roberto Longhi, suggeriva il nome di Giovanni Battista Crescenzi (Roma, 1577 - Madrid, 1635), con l'apporto, nei casi di opere con figure, di Bartolomeo Cavarozzi. Recentemente, si deve a Gianni Papi l'intuizione di ricondurre la produzione al solo Cavarozzi, riconoscendo all'artista viterbese un ruolo fondamentale per le vicende della natura morta di primo Seicento. Consci di quanto sia filologicamente complesso l'argomento, la tela in esame si colloca perfettamente in questa temperie culturale che vide in quegli anni il punto di svolta per il corso della natura morta e il ruolo importantissimo che ebbe l'Accademia dei Crescenzi per tutta la generazione di artisti successivi, come il Cerquozzi (Roma 1602 - 1660) e Michelangelo di Pace (Roma, 1610 - 1670).
Bibliografia di riferimento:
A. Cottino, in La Natura Morta in Italia, a cura di F. Porzio e F. Zeri, Milano 1989, II, pp. 712-715
G. Papi, Il primo Lamento di Aminta e altri approfondimenti su Bartolomeo Cavarozzi, in Paragone, 77 (695), 2008, pp. 39-51
G. Papi, Bartolomeo Cavarozzi, Soncino, 2015
L. Trezzani, in Pittori di Natura morta a Roma. Artisti Italiani 1630-1750, a cura di G. e U. Bocchi, Artisti Italiani 1630-1750, Viadana 2005, ad vocem
L. Laureati, Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602-1660), in G. Bocchi ; U. Bocchi, Pittori di natura morta a Roma: Artisti italiani 1630-1750, Viadana 2005, pp. 43-65
Olio su tela, cm 67X79
Il dipinto reca un'attribuzione collezionistica al Maestro della Natura morta Acquavella, artista il cui corpus fu raccolto per la prima volta da Mina Gregori nel 1973, intravedendo un autore di cultura caravaggesca attivo durante gli anni Venti del Seicento. Ferdinando Bologna, invece, ipotizzò una origine napoletana del pittore, mentre Carlo Volpe, sulla scia di Roberto Longhi, suggeriva il nome di Giovanni Battista Crescenzi (Roma, 1577 - Madrid, 1635), con l'apporto, nei casi di opere con figure, di Bartolomeo Cavarozzi. Recentemente, si deve a Gianni Papi l'intuizione di ricondurre la produzione al solo Cavarozzi, riconoscendo all'artista viterbese un ruolo fondamentale per le vicende della natura morta di primo Seicento. Consci di quanto sia filologicamente complesso l'argomento, la tela in esame si colloca perfettamente in questa temperie culturale che vide in quegli anni il punto di svolta per il corso della natura morta e il ruolo importantissimo che ebbe l'Accademia dei Crescenzi per tutta la generazione di artisti successivi, come il Cerquozzi (Roma 1602 - 1660) e Michelangelo di Pace (Roma, 1610 - 1670).
Bibliografia di riferimento:
A. Cottino, in La Natura Morta in Italia, a cura di F. Porzio e F. Zeri, Milano 1989, II, pp. 712-715
G. Papi, Il primo Lamento di Aminta e altri approfondimenti su Bartolomeo Cavarozzi, in Paragone, 77 (695), 2008, pp. 39-51
G. Papi, Bartolomeo Cavarozzi, Soncino, 2015
L. Trezzani, in Pittori di Natura morta a Roma. Artisti Italiani 1630-1750, a cura di G. e U. Bocchi, Artisti Italiani 1630-1750, Viadana 2005, ad vocem
L. Laureati, Michelangelo Cerquozzi (Roma 1602-1660), in G. Bocchi ; U. Bocchi, Pittori di natura morta a Roma: Artisti italiani 1630-1750, Viadana 2005, pp. 43-65
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PITTORE ATTIVO A ROMA NEL XVII SECOLO
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