Leonardi Leoncillo, Piede di tavolo con medusa
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Si ringrazia il Professor Enrico Mascelloni per l'aiuto nella schedatura dell'opera, ceramica policroma invetriata, W. 35 - D. 50 - H. 71 Cm, Galleria Blu, Milano, Collezione Mazzarella, Roma, Collezione Mezzacane, Roma, R. Longhi, Leoncillo Leonardi, De Luca Editore, Roma, 1954, n. 20, C. Spadoni (con prefazione di Cesare Brandi), Leoncillo, Edizioni L'Attico, Esse Arte, 1983, p. 229 (ill.), Leoncillo. Esposizione antologica, Chiostri di San Nicolò, Spoleto, 1969, Leoncillo, Palazzo dei Diamanti, Ferrara e Palazzo Arroni, Spoleto, 1983, Edizione Graphis Bologna, n.35 ill., L'opera si presenta come un trio di cariatidi affrontate dalla parte retrostante, come nei seggi scolpiti di alcune culture tribali africane (Dogon, Yoruba...), articolate in questo caso per formare la base di un tavolo su cui poggia un piano in cristallo. E' tematicamente evidente la relazione con le Cariatidi realizzate per decorare la balaustra della Rinascente di Milano (1944-'45). Sul piano stilistico, nonostante la prossimità temporale, fa tuttavia irruzione un linguaggio nuovo: quel neocubismo che proprio nell'immediato dopoguerra comincia a cifrare il linguaggio di alcuni degli artisti più audaci della generazione formatasi negli anni '30 e durante la guerra (da Afro a Vedova, da Guttuso a Turcato). Per Leoncillo, che è tra i primi ad assumerne sia la tempestività che le contraddizioni, ll nuovo linguaggio, scandito e geometrico, necessario “per rimettersi al passo dell'Europa”, comporta una dimensione nuova: un evidente dinamismo spaziale che nel suo caso recupera la lezione di Boccioni, tutt'altro che scontata alla cesura 1946. La struttura a pieni e vuoti, articolata dalle braccia delle due Meduse, è ancor più accentuata, sul piano dinamico, dal loro movimento rotatorio (ripreso e accentuato dalla forma circolare del piano in cristallo) e dal modo in cui sono costruiti i visi, attraverso la giustapposizione lineare/cromatica dei lineamenti dei volti. Tuttavia permane attiva la cifra che caratterizzerà tutto il lavoro di Leoncillo: una materia irrequieta, restituita da un modellato nervoso, fortemente gestuale, che già l'aveva condotto, negli anni precedenti, ai limiti di ciò che si chiamerà informale., , Anche in quest'opera, dunque, già si manifesta la polarità che attraverserà tutta la fase neocubista dell'artista spoletino: una materia impacificata veicolata da forme dinamiche, qui straordinariamente bilanciata. Non a caso Roberto Longhi reputava questi lavori di Leoncillo tra gli esiti più potenti dell'epoca e “tra i pochi fatti nuovi della scultura italiana” (1952)., , Il Piede di Tavolo con Medusa compare in alcune gouache coeve (collezione della famiglia - cfr. Ferrara/Spoleto 1983, ill. n°5 e collezione Galleria del Laocoonte, Roma - cfr. Roma, ed. De Luca 2018, fig. 28). L'opera in oggetto, che è la sua prima “base di tavolo” e una delle prime prove del neocubismo italiano, sarà seguita negli anni successivi (in particolare tra il 1950 e il 1955) da altre basi di tavolo, in genere aniconiche., , Enrico Mascelloni
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Leonardi Leoncillo, Piede di tavolo con medusa
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