Il mercato dell’arte in Italia: L’arte sulle Isole Eolie

Lipari, courtesy 'That’s contemporary.'
Lipari, courtesy 'That’s contemporary.'
Lipari, courtesy ‘That’s contemporary.’

“Nascoste tra la lussureggiante vegetazione siciliana, tra l’ibisco, la bougainvillea, il finocchietto selvatico e il fico d’india, tutte immerse nelle distese erbose del colore del lime; lungo il sentiero che tanti pellegrini attraversano per scalare il vulcano di Stromboli, una fila di stanze bianche con i pavimenti grigio chiaro sarà, ancora una volta, la sede di Volcano Extravaganza 2012. Né nomadismo, né vagheggiamento, bensì luminosità e un orizzonte a 360 gradi; Alighiero Boetti ha suggerito il nome stra-vaganza come un’allusione a coloro i quali vogliono investire nella molteplicità e nella natura inaspettata degli incontri. Vi invitiamo a dare il vostro prezioso contributo in termini di associazioni libere ed intuizioni spontanee”.

Questo è il messaggio inviato dai curatori Milovan Farronato e Nick Mauss a dieci artisti tra cui Andro Wekua e Thea Djordjadze per invitarli a prendere parte a Volcano Extravaganza, una serie di eventi artistici che si tiene a luglio e agosto a Stromboli, in Sicilia. Il progetto, organizzato per la seconda volta, è promosso dal Fiorucci Art Trust, una fondazione privata creata nel 2011 da Nicoletta Fiorucci, collezionista d’arte contemporanea.

In questo modo Volcano Extravaganza porta l’arte contemporanea nei luoghi di villeggiatura ad agosto, un mese che in Italia è sinonimo di vacanza. In particolare la scelta delle Isole Eolie richiama una lunga tradizione di creatività su queste piccole isole a nord della costa siciliana, note per la loro bellezza primitiva e i loro vulcani attivi. Scoperte da hippie e bohémiens e amate da artisti e intellettuali, le Eolie sono diventate famose nel 1950 quando i registi Roberto Rossellini e William Dieterle le scelsero per girare rispettivamente Stromboli, Terra di Dio e Volcano, con le dive Ingrid Bergman e Anna Magnani. La storia d’amore nata tra la Bergman e Rossellini, che allora era il compagno di Anna Magnani, causò uno scandalo e attirò l’attenzione pubblica sulle isole.

Accanto agli artisti, Volcano Extravaganza ha invitato a Stromboli una serie di ospiti come Mark Nash, capo del dipartimento di curatela dell’arte contemporanea al Royal College of Art di Londra, e Stuart Comer, curatore nel dipartimento film alla Tate Modern di Londra, a mettere in scena un soliloquio davanti al volcano, un momento di confronto tra l’uomo e la natura in cui la natura viene esaltata in tutta la sua maestosità: “Una piattaforma su una scogliera nera che ricorda la prua di una nave, con il sole che cala nel mare e uno spruzzo di schiuma del mare alle tue spalle. Ti invitiamo a prendere posizione e far sentire la tua voce di fronte al vulcano in continua eruzione, che tu affronti dal basso”.

Parallelamente a Volcano Extravaganza, un altro evento artistico si tiene a Lipari, la più grande delle Isole Eolie: si tratta di “Io Te e il Mare”, un programma di residenze per artisti organizzati dall’associazione milanese, nata da meno di un anno, “That’s Contemporary”.

“L’idea della residenza è nata da una conversazione con Milovan Farronato che stava organizzando la seconda edizione di Volcano Extravanganza a Stromboli,” spiega ad Auction Central News Francesca Baglietto, co-curatrice del progetto insieme a Amy McDonnell. “Ci piaceva l’idea di creare nell’arcipelago un flusso di persone, idee e progetti inusuali. La residenza si tiene in un casolare sulle alture di Lipari dove dal 12 agosto ci sarà un via vai di persone continuo. La residenza si concluderà a Stromboli il 23 agosto.”

“That’s contemporary” ha invitato a Lipari dieci artisti tra cui il gruppo Alterazioni Video a intervenire nello spazio isolano consapevoli dell’impossibilità di rappresentare il luogo in maniera oggettiva, concentrandosi piuttosto sullo spazio percepito. “Volevamo creare una residenza atipica che potesse dialogare con i ritmi dell’isola, con le sue tipicità e temperature”, continua Francesca Baglietto. “Consapevoli però del limite temporale in cui andavamo ad operare e della disgiunzione con il territorio, abbiamo deciso di fare di quei limiti il nostro vezzo, imponendo la nostra presenza sull’isola e stabilendo una sorta di micro comunità ‘nel punto più alto di Lipari’. ‘Io Te e il Mare’ è un’isola dentro l’isola, una sorta di spazio mentale transitorio”.


ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Lipari, courtesy 'That’s contemporary.'
Lipari, courtesy ‘That’s contemporary.’
Lipari, courtesy ‘That’s contemporary.’
Lipari, courtesy ‘That’s contemporary.’
Mark Nash, Talk, 10 agosto, tramonto alla La Lunatica, Stromboli, courtesy Volcano Extravaganza 2012.
Mark Nash, Talk, 10 agosto, tramonto alla La Lunatica, Stromboli, courtesy Volcano Extravaganza 2012.

Il mercato dell’arte in Italia: Il Circuito delle Case Museo di Milano

Veranda di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Veranda di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Veranda di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.

La storia racconta che Angelo Campiglio e le sorelle Necchi scoprirono il terreno su cui avrebbero costruito la loro Villa Necchi Campiglio per caso. Originari di Pavia e membri della nuova aristocrazia industriale, Angelo Campiglio, Nedda e Gigina Necchi, moglie di Angelo, amavano la vita elegante e modaiola della Milano degli anni ’30. Una sera di ritorno da teatro il loro autista si perse e, vagando tra le strade tortuose e ricche di vegetazione che caratterizzavano la zona all’epoca, si trovarono davanti al pezzo di terreno in vendita.

Lo acquistarono e fecero costruire la loro dimora da un importante architetto del tempo, Piero Portaluppi, tra il 1932 e il 1935. Portaluppi costruì una casa moderna e confortevole con ampie stanze, soffitti alti, materiali prezioni e motivi geometrici. Era la prima casa in città con una piscina privata e un campo da tennis.

Oggi l’intero complesso residenziale è parte del Circuito delle Case Museo di Milano, un gruppo di quattro case affascinanti, tutte situate nel centro di Milano, che sono state lasciate dai loro proprietari alla città e sono aperte al pubblico. Visitarle significa non solo conoscere le storie personali e i gusti dei loro proprietari, ma anche osservare l’evoluzione e la trasformazione dell’arte e della società milanese.

Villa Necchi Campiglio, con la sua modernità ed eleganza, riflette l’energia e l’industriosità di Milano nei decenni tra la fine degli anni ’20 e la guerra. Portaluppi era un architetto innovativo, consapevole della storia ma capace di mischiarla con la modernità del presente. Oltre alle innovazioni già menzionate come la piscina e il campo da tennis, la modernità della residenza si ritrova nella purezza geometrica, nella linearità delle superfici, nei grandi pannelli di vetro della veranda, nelle finestre rotonde e a forma di stella dei bagni – che sono un must nel tour della casa.

Dopo la guerra, la casa è stata rinnovata dall’architetto Tommaso Buzzi che ha impresso uno stile molto più decorativo ed elaborato ad alcune stanze, ispirato al gusto settecentesco.

Oggi la residenza ospita anche due collezioni d’arte: una è quella della gallerista e collezionista milanese Claudia Gian Ferrari, figlia del noto gallerista Ettore Gian Ferrari, che ha donato le sue opere d’arte alla Villa Necchi Campiglio prima di morire nel 2010. La collezione include 44 dipinti di alcuni maestri italiani della prima metà del ’900 come Arturo Martini, Giorgio de Chirico e Mario Sironi che si integrano perfettamente nell’atmosfera anni ’30 della casa. L’altra collezione è la collezione di mobili e opere d’arte del XVIII secolo di Alighiero de’ Micheli e di sua moglie Emilietta, conservati nella stanza in cui dormiva la principessa Maria Gabriella di Savoia, casa amica di famiglia, quando si recava in visita dai Necchi Campiglio.

Piero Portaluppi è stato l’architetto di un’altra casa museo del circuito milanese: la Casa Museo Boschi di Stefano. Antonio Boschi è stato un brillante ingegnere della Pirelli, mentre sua moglie Marieda Di Stefano è stata una ceramista. Insieme sono stati collezionisti appassionati. “È stata un’opera comune nel senso totale”, ha detto Antonio Boschi dopo la scomparsa della moglie: “in quello materiale con le implicazioni di decisioni, di applicazione, di sacrifici finanziari e conseguenti rinunce in altri campi; e in quello artistico come concordanze di gusti, di indirizzi, di scelte”. I Boschi di Stefano hanno collezionato più di 2.000 opere datate dall’inizio del XX secolo agli anni ’70. Quando la coppia era viva, ogni angolo della casa era ricoperto di opere d’arte. Oggi solo 300 di loro sono esposte in ordine cronologico nelle dieci stanze della casa. Tra gli artisti inclusi in collezione ci sono Mario Sironi, Carlo Carrà, Filippo De Pisis e Giorgio Morandi. Una delle stanze è interamente dedicata a Lucio Fontana, di cui erano grandi sostenitori. La “sala Fontana” contiene 23 opere del maestro italiani che oggi è richiesto a livello internazionale.

L’arredamento della casa è stato aggiunto più tardi dalla Fondazione del Museo in linea con lo stile delle opere in mostra e include una ricca collezione di lampadari Murrina.

Gli altri due musei nel circuito risalgono ad un’età più antica: il Museo Bagatti Valsecchi è stata la residenza di Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, due fratelli aristocratici che vissero alla fine del XIX secolo. I Bagatti Valsecchi rinnovarono la loro casa ispirandosi al Rinascimento italiano; furono coinvolti personalmente nella progettazione della casa e acquisirono le opere d’arte e gli oggetti coerentemente con lo stile architettonico. Gian Giacomo Poldi Pezzoli apparteneva a una generazione precedente a quella dei due fratelli. La sua casa fu aperta al pubblico già due anni dopo la sua morte nel 1879. Poldi Pezzoli fu uno dei collezionisti d’arte più illuminati del suo tempo. La sua casa era un esempio riuscito di Storicismo in Europa: ogni stanza era ispirata ad uno stile del passato e ospitava un’eccezionale selezione di arte antica e decorativa. Parte della decorazione è stata distrutta durante la guerra, ma le stanze che sono sopravvissute sono ancora visitabili, insieme alla nuova armeria progettata da Arnaldo Pomodoro.

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Veranda di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Veranda di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Libreria di Villa Necchi Campiglio con ‘Busto di fanciulla’ di Arturo Martini. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Libreria di Villa Necchi Campiglio con ‘Busto di fanciulla’ di Arturo Martini. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
La hall di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
La hall di Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.
Villa Necchi Campiglio. Fotografia di Giorgio Majno, courtesy Villa Necchi Campiglio.

Il mercato dell’arte in Italia: La scoperta di Caravaggio a Milano

Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano

Fino a pochi giorni fa erano in pochi a conoscere il Fondo Peterzano, un archivio di 1.378 disegni del pittore lombardo Simone Peterzano e della sua bottega, conservato nel gabinetto di disegni del Castello Sforzesco di Milano e proprietà del Comune di Milano. Ma quasi tutti conoscono Caravaggio, il genio ribelle della pittura italiana, vissuto tra la fine del sedicesimo e l’inizio del diciassettesimo secolo, noto per la sua capacità di scolpire le figure sulla tela tramite un uso drammatico di luci e ombre. E così il Fondo Peterzano è stato catapultato al centro dell’attenzione internazionale dopo che due studiosi di nome Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli hanno dichiarato di aver trovato tra le opere del fondo 100 disegni di Caravaggio.

La supposta scoperta ha immediatamente sollevato un’accesa disputa sulla veridicità dell’attribuzione. Le polemiche sono state sollevate anche dal modo in cui la notizia è stata rivelata: l’agenzia di stampa ANSA l’ha pubblicata in esclusiva, mentre due e-book sulla ricerca erano già pronti per essere venduti su Amazon. Poche ore dopo l’annuncio, gli e-book erano esauriti e Amazon è andato in tilt. Nel frattempo il sito di e-commerce ha ritirato il libro controverso.

A quanto pare Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli hanno trascorso due anni a cercare tracce della presenza del Caravaggio a Milano, città in cui è nato e in cui si è formato come pittore tra il 1584 e il 1588, proprio presso Simone Peterzano. I due storici dell’arte hanno individuato la sua mano in questo gruppo di disegni e sostengono che tali studi giovanili siano riconoscibili in opere più tarde realizzate a Roma, come “Cena a Emmaus”, dipinto nel 1606.

I due studiosi hanno fornito anche una stima del valore del loro ritrovamento: 700 milioni di euro. Il Comune di Milano ha annunciato che procederà ad investigare i metodi di ricerca dei due autori. Una commissione formata da direttori di musei e professori universitari come Maria Teresa Fiorio, Giulio Bora, Claudio Salsi e Francesca Rossi si sono incontrati, insieme all’Assessore alla Cultura Stefano Boeri, per discutere la scoperta. La commissione di esperti non ha preso una posizione definitiva e ha annunciato una giornata studio con una mostra che si terrà dopo l’estate.

Le reazioni degli esperti di Caravaggio e della comunità artistica, tuttavia, sono molto scettiche. La maggior parte delle opinioni riportate dai giornali contestano l’attribuzione.

I disegni erano già noti alla comunità degli storici dell’arte. Studiosi come Mina Gregori, che è considerata un’autorità internazionale su Caravaggio, aveva già studiato il fondo e non aveva riconosciuto in esso la mano del maestro. Anche Rossella Vodret, Soprintendente del Polo Museale Romano e Francesca Cappelletti, un’altra esperta di Caravaggio, hanno espresso scetticismo. L’attuale responsabile delle Raccolte Artistiche del Castello, Francesca Rossi, ha affermato che Bernardelli Curuz e Conconi Fedrigolli non sono mai andati di persona ad analizzare i disegni, hanno compiuto i loro studi su riproduzioni fotografiche in bianco e nero. I due studiosi hanno risposto che sono stati nell’archivio “fuori orario”, grazie ad un ufficiale di alto livello di cui non hanno voluto rivelare il nome.

Gianni Papi, un altro noto esperto di Caravaggio, ha sottolineato che non è possibile attribuire un disegno a Caravaggio, perché non esistono disegni ufficialmente riconosciuti come suoi. Manca l’elemento di confronto. Alcuni hanno dubitato che Caravaggio abbia mai disegnato. Inoltre è difficile credere che Caravaggio abbia dipinto in età matura gli stessi modelli che aveva disegnato nei suoi primi anni di studio. O è anche possibile che si sia ricordato di alcune figure che aveva visto nei disegni del suo maestro.

La sola cosa certa è che il nome di Caravaggio è in grado di muovere le masse e questo è probabilmente il motivo per cui regolarmente ci sono tentativi di attribuirgli opere riscoperte.

Proprio un anno fa la storica dell’arte Silvia Danesi Squarzina affermava di aver trovato in una collezione privata spagnola un ritratto di Sant’Agostino commissionato a Caravaggio dal banchiere aristocratico e collezionista d’arte Vincenzo Giustiniani. Nel 2010, esattamente durante le celebrazioni per i 400 anni dalla scomparsa di Caravaggio, un altro supposto dipinto del maestro italiano è stato ritrovato a Roma, il Martirio di San Lorenzo.

A prescindere dalla veridicità o meno delle attribuzioni, queste rivelazioni alimentano un approccio sensazionalistico alla storia dell’arte, già abbastanza bistrattata, e fanno un torto ai metodi scientifici usati dagli storici dell’arte.

#   #   #

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano
Immagine cortesia del Comune di Milano

Il mercato dell’arte in Italia: Intervista a Vincenzo de Bellis

Vincenzo de Bellis, direttore artistico MiArt 2013
Vincenzo de Bellis, direttore artistico MiArt 2013
Vincenzo de Bellis, direttore artistico MiArt 2013

La fiera per l’arte moderna e contemporanea di Milano MiArt ha un nuovo direttore artstico: è Vincenzo de Bellis. Il direttore precedente, Frank Boehm, architetto tedesco con base a Milano e consulente della Deutsche Bank Collection Italy, è rimasto in carica solo un anno.

Già negli anni passati la fiera, alla ricerca di una formula vincente, ha apportato più volte cambiamenti alla direzione artistica – sebbene tale discontinuità non possa far bene all’evento. E questa non è l’unica modifica alla testa di una fiera italiana avvenuta quest’anno: a Bologna Silvia Evangelisti, che ha diretto Arte Fiera per nove anni, è stata sostituita da Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni. A Torino, invece, Francesco Manacorda ha ceduto la direzione di Artissima a Sarah Cosulich Canarutto per andare a dirigere la Tate Liverpool.

Secondo gli organizzatori di MiArt, la decisione di togliere Boehm dalla sua posizione non dipende dalla qualità del suo lavoro. “La sempre più complessa realtà del sistema dell’arte”, spiegano gli organizzatori di MiArt ad Auction Central News, “ha reso necessario un ripensamento proprio del ruolo del direttore: non più un unico professionista ma una figura in grado di creare un team di esperti di settori diversi, in grado di dialogare sia con la realtà italiana sia con quella internazionale”.

Così, a fianco di Vincenzo de Bellis come direttore artistico, ci sarà un team composto da Andrew Bonacina, curatore dell’International Project Space di Birmingham; Florence Derieux, direttrice del Frac Champagne-Ardenne di Reims; Fionn Meade, curatrice indipendente a New York; Alessandro Rabottini, curatore esterno della GAMeC di Bergamo; Andrea Viliani, agent-core group di dOCUMENTA (13) a Kassel; e Donatella Volonté, responsabile del settore moderno sin dalla fondazione di MiArt.

Per quanto riguarda la scelta di Vincenzo de Bellis, l’organizzazione ha spiegato che de Bellis è stato invitato a presentare un progetto che è stato accettato dalla fiera. “De Bellis è una figura organica al sistema dell’arte: curatore e imprenditore (in quanto co-direttore di Peep-Hole Art Center), è in grado di fare di miart un collettore di ambiti e strutture diverse, di esaltare la funzione culturale di una fiera d’arte, senza prescindere dalla sua vocazione innegabilmente commerciale”.

Auction Central News ha chiesto a Vincenzo de Bellis di dare qualche anticipazione riguardo ai suoi piani per la prossima edizione di MiArt, che si svolgerà dal 5 al 7 aprile 2013.

Q: Lei ha dichiarato di voler iniziare un percorso che porti MiArt ad essere attiva nella produzione contemporanea durante tutto l’anno e non solo nei tre giorni in cui avviene l’evento fieristico. Può farci qualche esempio di come metterà in atto questo programma?

R: L’idea iniziale è quella di fare in modo che MiArt faccia da cassa di risonanza di eventi e progetti che le istituzioni di Milano organizzeranno e che saranno calendarizzati nello stesso periodo della fiera. Successivamente vorremmo mettere in atto alcuni programmi e progetti prodotti e coordinati da MiArt in altri momenti dell’anno in comune accordo con le istituzioni e le gallerie della città.

Q: Quale sarà il ruolo degli esperti italiani e internazionali che l’affiancheranno? Sono nomi scelti da lei?

R: Si sono tutti nomi scelti da me. Credo fortemente nella collaborazione e nel lavoro in team. Alcune sono persone con cui ho avuto esperienze di lavoro, altri che invece conosco da tempo come professionisti e con i quali, avuta questa occasione, si è creata la possibilità di collaborare. Ognuno di loro è stato scelto per una ragione specifica e con l’obiettivo di occuparsi di determinate sezioni della prossima MiArt.

Q: Può darci qualche anticipazione riguardo alle nuove sezioni?

R: Le posso dire per ora che le sezioni saranno 4, due di queste sono confermate rispetto alle scorse edizioni e due sono nuove. Tra queste ce n’è una che mette a confronto diretto moderno e contemporaneo, le due vene di MiArt.

Q: Che cosa, a suo parere, si deve migliorare rispetto all’edizione 2012 e alla fiera nel passato?

R: La qualità dell’offerta espositiva, quella dei servizi offerti sia al pubblico, sia agli espositori sia ai collezionisti. Un altro aspetto fondamentale è quello di generare l’interesse del pubblico internazionale dell’arte. Milano è il cuore pulsante dell’arte in Italia e deve puntare a questo.

Q: Che cosa farà per coinvolgere le gallerie e i collezionisti internazionali?

R: Sono previste una serie di programmi specifici per i collezionisti internazionali, con tour e visite in alcuni luoghi cardine della città (istituzioni d’arte e non solo) e sono previsti anche dei programmi specifici per gli espositori stranieri per farli conoscere al pubblico dei collezionisti italiani, che sono conosciuti nel mondo come tra i più attivi e attenti.

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


ADDITIONAL IMAGE OF NOTE


Vincenzo de Bellis, direttore artistico MiArt 2013
Vincenzo de Bellis, direttore artistico MiArt 2013

Il mercato dell’arte in Italia: L’arte italiana all’Art Basel 43

The booth of Magazzino d’Arte Moderna at Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Rome.
Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.
Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.

Camminando attraverso i corridoi della 43esima edizione di Art Basel, la più importante fiera per l’arte moderna e contemporanea che si è appena conclusa a Basilea, non si poteva fare a meno di notare la presenza di arte italiana di alto livello, in vendita agli stand di molte influenti gallerie internazionali.

Importanti gallerie di arte moderna newyorkesi come Acquavella Galleries e Helly Nahmad avevano in mostra opere di Morandi, De Chirico, Fontana e Burri, gli artisti italiani più ricercati a livello internazionale. Gli specchi di Michelangelo Pistoletto erano in diversi stand tra cui quello di Luhring Augustine (New York), Galleria Continua (San Gimignano, Beijing, Le Moulin) e Simon Lee Gallery (Londra). Gladstone Gallery aveva opere di Alighiero Boetti, Mario e Marisa Merz, ceramiche di Lucio Fontana e sculture di Fausto Melotti. Anche l’Arte Povera era ben rappresentata. La galleria tedesca Konrad Fischer Galerie, per esempio, aveva opere di Mario Merz e Giuseppe Penone, che è attualmente in mostra anche a dOCUMENTA(13) a Kassel. “Cerchiamo di rispondere alle richieste del mercato”, ci ha detto il direttore della sede di Düsseldorf Thomas W. Rieger, “e il mercato adesso vuole l’Arte Povera.” La galleria ha venduto una scultura di grandi dimensioni di Penone. Opere di tali dimensioni quotano di solito intorno ai 350.000 euro (440.000 dollari).

Anche gli artisti italiani più giovani erano ben rappresentati. La galleria francese Emmanuel Perrotin presentava una nuova opera di Paola Pivi (1971), formata da una catena di quaranta aeroplani di plastica che pendevano dal soffitto, in vendita per 70mila euro (88mila dollari). Dal 20 giugno l’artista italiana sarà in mostra a Central Park a New York, con un’installazione promossa dal Public Art Fund, e al Rockbund Art Museum di Shanghai.

La galleria torinese Franco Noero e la galleria francese Yvon Lambert presentavano nuovi lavori della star Francesco Vezzoli: coppie di busti formati da un ritratto antico e una risposta moderna dell’artista, in vendita per 150mila e 175mila dollari l’uno.

Un’ampia presentazione dell’arte italiana attraverso varie generazioni era offerta allo stand di Magazzino d’Arte Moderna, una galleria italiana con sede a Roma. Al centro dello stand c’era un’opera di Alberto Garutti (1948) formata da due vadi pieni d’acqua. Garutti rappresenta quasi una “figura paterna” rispetto agli altri artisti in mostra a Basilea, non solo perché è più anziano, ma perché insegna all’Accademia di Brera a Milano e all’Università IUAV di Venezia. Nel suo lavoro Garutti pone lo spazio pubblico al centro dell’attenzione; l’arte viene usata per connettere le persone. Questo è anche il senso dell’opera presentata a Basilea, che è parte di un’installazione mostrata alla galleria a Roma. L’acqua contenuta nei vasi proviene da una fontana nel cortile dell’edificio della galleria, da cui si dice si abbeverasse la lupa di Romolo e Remo. Rappresenta non solo un collegamento alla storia della città e un bene primario dell’umanità, ma anche un elemento che connette gli individui e le famiglie all’interno di un edificio. Per sottolineare questo fatti l’artista ha ricostruito il sistema idraulico di tubature che attraversa gli appartamenti in disegni e in un’installazione in galleria. Il prezzo di ogni vaso è di 20mila euro (25mila dollari).

Un’altra generazione di arte italiana, più giovane di Garutti ma già affermata, era rappresentata a Basilea da Massimo Bartolini (1962) e Elisabetta Benassi (1966). La ricerca di Bartolini si concentra sul rapporto tra l’essere umano e il suo ambiente. Nella serie “Rugiada”, per esempio, Bartolini ricrea la rugiada del mattino su un dipinto monocromo attraverso gocce d’acqua mischiate al silicone spruzzate sulla superficie, combinando in questo modo la meraviglia della natura e la storia dell’arte (l’opera della serie in mostra a Basilea costava 13mila euro o 16.500 dollari).

Massimo Bartolini, come Penone, è attualmente in mostra a dOCUMENTA(13) a Kassel con l’opera “Untitled (Wave)”, nella quale ricrea il movimento di un’onda in una vasca.

La generazione più giovane era rappresentata allo stand di Magazzino da Alessandro Piangiamore (1976), Daniele Puppi (1970), e Gianluca Malgeri (1974). L’opera di Malgeri “Wunderkammer” ha attratto molte attenzioni. L’installazione, composta di rami che ricordano le corna di cervo di un trofeo di caccia, è stata ispirata dal mito di Apollo e Dafne. È un’opera che parla d’amore, ma anche del collezionismo d’arte. È stata venduta ad un acquirente internazionale per 15mila euro (19mila dollari). Anche le opere di Puppi e Piangiamore hanno avuto successo commerciale e sono state vendute il primo giorno a collezionisti internazionali: una bella soddisfazione per la giovane arte italiana, che riesce ad affermarsi grazie alla sua qualità, nonostante la mancanza di un solido sistema dell’arte in patria.

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


ADDITIONAL IMAGE OF NOTE


Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.
Lo stand di Magazzino d’Arte Moderna a Art Basel 43, courtesy Magazzino d’Arte Moderna, Roma.

Il mercato dell’arte in Italia: Prospettive Italiane

Alberto Burri, 'Plastica', plastica, combustione su telaio di alluminio, 100x86,3 cm, eseguito nel 1962, stima: €800.000-1.200.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Alberto Burri, ‘Plastica’, plastica, combustione su telaio di alluminio, 100×86,3 cm, eseguito nel 1962, stima: €800.000-1.200.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.

MILANO – Se ci si chiede quali siano gli artisti italiani più ricercati sul mercato internazionale, la risposta si può trovare semplicemente sfogliando i cataloghi delle prossime aste di Christie’s e Sotheby’s a Milano.

Come da tradizione, le aste primaverili di Milano si tengono alla fine di maggio e offrono opere di qualità museale dei migliori artisti italiani. Sotheby’s, che tiene le aste milanesi a maggio e novembre sin dal 1989, terrà l’asta di arte moderna e contemporanea il 24 e 25 maggio a Palazzo Broggi e prevede di raccogliere tra i 9 e i 10 milioni di euro. Christie’s, che invece tiene le aste milanesi dal 2006, ha in programma l’asta di arte moderna e contemporanea a Palazzo Clerici per il 29-30 maggio, che verrà seguita da una vendita di dipinti antichi il 30 maggio e gioielli il 31. La stima totale dell’incanto di arte moderna e contemporanea supera i 7 milioni di euro.

In entrambi i casi la star delle aste è Alberto Burri (1915-1985), uno dei più importanti rappresentanti dell’Informale italiano. Sotheby’s mette all’asta tre importanti lavori da tre fasi creative diverse: una piccola “Combustione” nera (1959), una tecnica che Burri iniziò a usare a metà degli anni ’50 e consisteva nel bruciare il supporto artistico (stima 170.000-250.000 euro). L’ottobre scorso a Londra una “Combustione Legno” è stata venduta per più di 4 milioni di euro, stabilendo il record mondiale per questo artista. Poi ci sarà un “Cretto” (1970, stima 500.000-700.000 euro), uno dei primi della celebre serie dei “Cretti”, una tecnica sviluppata negli anni ’70 e usata per la sua opera di Land Art a Gibellina. Gibellina è un paese in Sicilia che è stato distrutto dal terremoto nel 1968 ed è stato ricostruito a 20 km distanza dal sito originale con il contributo di importanti artisti. Burri scelse di intervenire sul villaggio originale, coprendo le rovine della città con un “cretto” gigante. La terza opera in vendita sarà “Cellotex 80” (stima 700.000-1.000.000 euro), un’opera importante realizzata alla fine degli anni ’80, quando Burri iniziò a lavorare in modo intenso con questo materiale industriale, sperimentando anche con il colore.

Due opere di Alberto Burri sono in cima alle stime anche dell’asta di Christie’s. Si tratta di due “Combustioni”, la prima su plastica del 1962 (800.000-1.200.000 euro), e la seconda su tela del 1960 (600.000-800.000 euro). Oltre a Burri le aste di Milano offrono i più importanti artisti italiani a livello internazionale, come Enrico Castellani (1930), Agostino Bonalumi (1935) e Alighiero Boetti (1940-1994), la cui retrospettiva “Game Plan” è attualmente in mostra alla Tate Modern fino al 27 maggio, dopo essere stata esposta al Museo Reina Sofía di Madrid e prima di proseguire verso il MoMA di New York, dove sarà a partire dall’1 luglio. Anche Lucio Fontana e lo Spazialismo sono, certamente, ben rappresentati alle aste di Milano. L’opera più particolare è probabilmente un braccialetto d’oro del 1961-62 caratterizzato dai tipici “Buchi” dell’artista che verrà offerto da Sotheby’s (stima 30.000-40.000 euro). I gioielli unici di Fontana sono estremamente rari. Secondo Sotheby’s ci sono forse tre o quattro esemplari, realizzati per amici collezionisti, mentre una produzione seriale è stata realizzata da Giancarlo Montebello, editore di gioielli d’artista. Il record per un gioiello unico è del 2008 ed è intorno a 60.000 euro.

Nel segmento moderno c’è attesa per alcune opere di Giorgio de Chirico (1888-1978). Alle aste primaverili del 2011 è stato l’artista più ricercato della sezione moderna, anche se non tutte le opere sono state vendute. Ciò è dovuto anche al fatto che i collezionisti in questo momento sono maggiormente attratti dagli artisti del Dopoguerra appena menzionati, e a farne le spese sono artisti precedenti come Casorati, De Pisis, Campigli e Sironi.

Parlando di un altro grande maestro italiano, né Christie’s né Sotheby’s hanno in catalogo una natura morta di Giorgio Morandi (1890-1994). Ad ogni modo, i collezionisti che possono permettersela, possono rivolgersi a Farsettiarte, che terrà l’asta di arte moderna e contemporanea il 25-26 maggio a Prato (stima 500.000-700.000 euro).

La seconda metà di maggio, infatti, è piena di appuntamenti importanti nelle sale d’asta dell’intera penisola. Per i collezionisti interessati agli ultimi sviluppi dell’arte italiana ricordiamo solo un altro evento, e cioè la mostra-asta intitolata “Prospettive Italiane”, che si terrà a Palazzo Borghese a Roma il 26 maggio ed è organizzata dalla casa d’aste genovese Wannanes.

L’evento, curato da Ludovico Pratesi, è sostenuto da tre importanti dame della scena artistica italiana: Anna Mattirolo, direttrice del Museo MAXXI Arte di Roma; Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, collezionista e presidente dell’omonima Fondazione; e Gemma Testa, presidente di ACACIA, un’associazione con sede a Milano che raccoglie 100 collezionisti di arte contemporanea. In mostra ci saranno tutti i nomi più rappresentativi della giovane arte italiana, tra cui Paola Pivi, Patrick Tuttofuoco, Pietro Ruffo, Diego Perrone e Riccardo Previdi. L’occasione giusta per investire nella generazione emergente.

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.

ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Alberto Burri, 'Plastica', plastica, combustione su telaio di alluminio, 100x86,3 cm, eseguito nel 1962, stima: €800.000-1.200.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Alberto Burri, ‘Plastica’, plastica, combustione su telaio di alluminio, 100×86,3 cm, eseguito nel 1962, stima: €800.000-1.200.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Giorgio de Chirico, 'Piazza d'Italia', olio su tela, cm 60x80, eseguito a metà degli anni Cinquanta, stima: €350.000-500.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Giorgio de Chirico, ‘Piazza d’Italia’, olio su tela, cm 60×80, eseguito a metà degli anni Cinquanta, stima: €350.000-500.000. Courtesy Christie’s Images Ltd.
Giorgio Morandi, 'Natura Morta', 1955, olio su tela, cm 30,5x40, stima: 500.000-700.000 euro. Courtesy Farsettiarte, Prato.
Giorgio Morandi, ‘Natura Morta’, 1955, olio su tela, cm 30,5×40, stima: 500.000-700.000 euro. Courtesy Farsettiarte, Prato.
Alberto Burri, 'Cellotex', firmato sul retro, acrilico e vinavil su cellotex, eseguito nel 1980-89, cm 249x375. Courtesy Sotheby’s.
Alberto Burri, ‘Cellotex’, firmato sul retro, acrilico e vinavil su cellotex, eseguito nel 1980-89, cm 249×375. Courtesy Sotheby’s.
Alberto Burri, 'Bianco Cretto', firmato sul retro, acrovinilico su compensato, eseguito nel 1970, cm 53x53. Courtesy Sotheby’s.
Alberto Burri, ‘Bianco Cretto’, firmato sul retro, acrovinilico su compensato, eseguito nel 1970, cm 53×53. Courtesy Sotheby’s.
Lucio  Fontana, 'Concetto  Spaziale,' firmato,  squarci e graffito su ottone, eseguito nel  1964-65, cm  96.5x63. Courtesy Sotheby’s.
Lucio Fontana, ‘Concetto Spaziale,’ firmato, squarci e graffito su ottone, eseguito nel 1964-65, cm 96.5×63. Courtesy Sotheby’s.
Lucio Fontana, 'Concetto  Spaziale', firmato, oro, eseguito nel 1961-62, esemplare unico. Courtesy Sotheby’s.
Lucio Fontana, ‘Concetto Spaziale’, firmato, oro, eseguito nel 1961-62, esemplare unico. Courtesy Sotheby’s.

Il mercato dell’arte in Italia: storie di furti e ritrovamenti

Francesco “Pacecco” De Rosa (1607-1656), “Fuga in Egitto,” olio su tela, courtesy Galleria Nazionale di Cosenza
Francesco “Pacecco” De Rosa (1607-1656), “Fuga in Egitto,” olio su tela, courtesy Galleria Nazionale di Cosenza
Francesco “Pacecco” De Rosa (1607-1656), “Fuga in Egitto,” olio su tela, courtesy Galleria Nazionale di Cosenza

MILANO – È stato probabilmente durante un viaggio attraverso l’Italia meridionale nel IV secolo a.C. che la piccola stele tardo egizia nota come “Horo sui coccodrilli” andò perduta. Si trattava, con tutta probabilità, di un talismano contro i serpenti, i coccodrilli e gli scorpioni che apparteneva ad un viaggiatore. Molti secoli dopo, alla fine fegli anni ’70, l’oggetto fu ritrovato durante uno scavo a Crotone in Calabria da un lavoratore che, riconosciuta la rarità della stele, decise di tenerla. Era così orgoglioso dell’oggetto che lo portava sempre con sé in una piccola borsa appesa al collo, finché non gli fu rubato. Solo 35 anni dopo un’inchiesta giornalistica riportò l’attenzione pubblica sulla stele. Il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza iniziò un’indagine che condusse al ritrovamento della stele nella collezione del Castello Sforzesco di Milano. A febbraio 2012 la stele è stata restituita al Museo Archeologico di Crotone.

Questa è solo una di molte storie di restituzioni compiute sul territorio calabrese dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. Tredici di queste storie sono ora oggetto di una mostra intitolara “Ritrovamenti 2001-2011”, in corso alla Galleria Nazionale di Cosenza fino al 6 maggio. La mostra non solo mira a celebrare dieci anni di attività dell’unità regionale dei Carabinieri, ma anche ad attirare l’attenzione sul problema del traffico illegale delle antichità, che è favorito dalla generale mancanza di trasparenza del mercato dell’arte. L’anominato delle transazioni, per esempio, facilita il mercato illegale. Le case d’asta e gli art dealer spesso preferiscono chiudere un occhio davanti alla provenienza di un oggetto pur di concludere l’affare e perché hanno paura di perdere i fornitori. Nel caso degli oggetti antichi è ancora più complicato perché spesso vengono rubati direttamente dai siti archeologici per cui non esiste alcuna traccia di essi. Ad ogni modo le forze dell’ordine italiane sono molto ben organizzate contro il crimine legato ai beni artistici. Le unità dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, nate nel 1969, sono diffuse in modo capillare sul territorio nazionale e collaborano con le forze dell’ordine internazionali. All’estero godono di un’ottima reputazione.

Oltre alla stele di Crotone la mostra include il cosiddetto Askos bronzeo, un recipiente per l’unguento a forma di sirena che è stato restituito all’Italia dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles. La sua storia è forse ancora più avventurosa di quella della stele di Horo: dopo essere rimasto sottoterra per più di 2.500 anni, l’Askos è stato rinvenuto da alcuni tombaroli che lo hanno venduto ad un intermediario per dieci milioni di lire e una mucca. Un collezionista lo ha poi venduto ad un gallerista svizzero per 400mila dollari, che a sua volta l’ha venduto al Getty Museum per 600mila dollari. Dopo una lunga trattativa tra il museo e il governo italiano, l’oggetto è ritornato là dove era stato trovato.

E questo non è l’unico oggetto proveniente da un museo americano: c’è anche un’anfora greca donata al Museum of Fine Arts di Boston da Shelby White, famosa collezionista di antichità e trustee del Metropolitan Museum of Art di New York. L’anfora è stata restituita all’Italia nel 2006 insieme ad altri tesori archeologici.

La mostra di Cosenza include anche alcuni dipinti. Tra questi ci sono tre oli su tela dipinti da pittori napoletani del Sei-Settecento – più precisamente la “Natura morta con pavone e tacchino” di Paolo Porpora, “Minerva e Venere” di Paolo de Matteis e “Fuga in Egitto” di Francesco “Pacecco” de Rosa – che sono stati rubati dall’abitazione del Barone Sanseverino. I ladri hanno approfittato di una notte in cui la casa era vuota e hanno rubato gran parte della collezione d’arte del barone; hanno cercato poi di piazzare le opere sul mercato fiorentino ma sono stati catturati dalle forze dell’ordine.

Un altro dipinto, la “Madonna del Riposo” di Giuseppe Pascaletti, è stato ritrovato nello studio di un restauratore che lo aveva tenuto per più di dieci anni. A quanto pare, quando c’è di mezzo il traffico illegale dell’arte, non ci si può fidare di nessuno: la “Pisside del Pellicano”, un oggetto in argento del XIX secolo, è stata venduta dal parroco della chiesa in cui era conservata. Il parroco dichiarò di averlo fatto per beneficenza.

#   #   #

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE. Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.

 

 

 

 

 

 

 

 


ADDITIONAL IMAGE OF NOTE


Horo sui coccodrilli, IV secolo a.C., basalto, courtesy Galleria Nazionale di Cosenza
Horo sui coccodrilli, IV secolo a.C., basalto, courtesy Galleria Nazionale di Cosenza

Il mercato dell’arte in Italia – 13.4.2012

Coppia di gemelli ibeji con vesti di perline, Yoruba (Nigeria), legno, stoffa, perle di vetro, altezza cm 25, stima 2000-2500 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Coppia di gemelli ibeji con vesti di perline, Yoruba (Nigeria), legno, stoffa, perle di vetro, altezza cm 25, stima 2000-2500 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Coppia di gemelli ibeji con vesti di perline, Yoruba (Nigeria), legno, stoffa, perle di vetro, altezza cm 25, stima 2000-2500 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste

MILANO – I collezionisti interessati ad avvicinarsi al mercato dell’arte in Italia hanno diverse occasioni nel calendario delle prossime settimane. Ad iniziare da oggi, 12 aprile, con l’inaugurazione della fiera dell’arte contemporanea di Milano MiArt, l’apertura della nuova sede milanese della casa d’aste di Genova Cambi e l’asta eccezionale di fotografie, sempre a Milano, tenuta dalla casa d’aste internazionale Sotheby’s. “Eccezionale” perché rappresenta un’opportunità per sostenere una fondazione milanese dedicata alla fotografia, la Fondazione Forma, che dall’inizio delle sue attività nel 2005 ha organizzato mostre, incontri e corsi contando esclusivamente sul supporto privato.

Le fotografie all’asta sono state donate dagli artisti e dai collezionisti, e il ricavato andrà in favore della fondazione per finanziare le sue attività future. Tra le fotografie in vendita ci sono opere di importanti fotografi italiani come Mimmo Jodice, Gabriele Basilico e Massimo Vitali, ma anche nomi internazionali come Henri Cartier Bresson, Robert Capa e Martin Parr.

La casa d’aste Cambi, invece, utilizza l’occasione dell’apertura della sua nuova sede per presentare gli highlight delle prossime vendite di arte africana e arte moderna e contemporanea che si terranno il 24 aprile a Genova. L’asta di arte africana offrirà artefatti prodotti dagli Yoruba, una popolazione di circa 20 milioni di persone basata principalmente nella regione sudoccidentale della Nigeria, che tiene l’arte e gli artisti in grande considerazione. La loro religione, che è estremamente complessa e si fonda su uno straordinario numero di divinità, può essere considerata alla base della religione vudù. L’asta contiene diverse statue di gemelli, chiamate “ibéjì”, che rimandano alla venerazione dei gemelli presso gli Yoruba: quando un gemello muore, viene raffigurato in una statua che rimane con il gemello sopravvissuto e che viene accuratamente nutrita, lavata e curata da tutta la famiglia. Le stime vanno da 650 a 2.200 euro.

L’asta di arte moderna e contemporanea dello stesso giorno presenterà opere di artisti italiani e internazionali con stime che partono da 150 euro per un collage di Giosetta Fioroni, l’unica artista donna nel movimento romano della Scuola di Piazza del Popolo, a 50.000 euro per una testa di bronzo dello scultore Arturo Martini. Il lotto di copertina è una tela estroflessa di Agostino Bonalumi, che al momento è uno degli italiani più ricercati sul mercato internazionale (stima 20.000-50.000 euro). Da marzo Bonalumi è rappresentato negli Stati Uniti dalla Barbara Mathes Gallery di New York.

Inoltre, prima di questi due eventi a Genova, Cambi terrà la sua quarta asta online dall’inizio dell’anno, a dimostrazione del grande successo di cui gli incanti online godono in questo momento. Anche la casa d’aste torinese Sant’Agostino Aste fa il suo ingresso nel mercato online il 18 aprile con la sua prima vendita di dipinti del XIX e XX secolo esclusivamente sul web.

Novità interessanti anche da Roma, dove il 19 aprile la casa d’aste Bloomsbury batterà la collezione di Luciano Chesini, architetto, proprietario di un albergo e presidente dell’associazione organizzatrice della fiera dell’arte contemporanea di Roma, RomeContemporary. Contemporanea è anche la sua collezione, che include opere figurative dagli anni ’80 a oggi. Tra gli highlight ci sono opere di Carlo Bertocci (stima 1.500-2.000 euro) e di altri rappresentanti della Pittura Colta, un movimento nato in Italia negli anni ’80 in opposizione alla Transavanguardia, che aspirava a forme rigorose e contenuti intellettuali, ricchi di citazioni storiche e letterarie.

Altre opere in vendita riflettono l’interesse di Luciano Chesini per il teatro, un altro campo in cui è attivo, oppure mostrano persone che ammira. Tra gli esempi c’è la fotografia di Pierpaolo Pasolini di Glauco Cortini (stima 600-800 euro), la fotografia di Curzio Malaparte di Guglielmo Coluzzi (stima 300-500 euro), e i ritratti di Maria Callas e Anna Magnani di Mario Schifano, un importante artista della Pop Art italiana (stime tra 2.000 e 4.000 euro).

Ulteriori eventi delle prossime settimane sono dedicati ad altri segmenti del mercato e del collezionismo: il 20-21 aprile, per esempio, Farsetti offrirà a Prato dipinti e arredi dal XVII al XIX secolo tra cui un capolavoro di Tranquillo Cremona stimato 240.000-280.000 euro. Dipinti e arredi antichi andranno all’asta anche da Meeting Art a Vercelli dal 24 al 29 aprile. La International ArtSale di Milano il 18 aprile metterà all’asta gioielli e orologi, mentre Gonnelli Casa d’Aste presenterà a Firenze a fine mese una serie di manoscritti antichi tra cui la collezione del figlio del fondatore della casa d’aste (27-28 aprile).

Che il grand tour del mercato italiano abbia inizio!

#   #   #

Note sull’autore:

Silvia Anna Barrilà è una giornalista italiana specializzata sul mercato dell’arte. Collabora regolarmente con Il Sole 24 ORE (ArtEconomy24). Inoltre scrive di arte, design, lifestyle e società per varie riviste italiane e internazionali tra cui ICON (Mondadori) e DAMn Magazine. Vive tra Milano e Berlino.


ADDITIONAL IMAGES OF NOTE


Coppia di gemelli ibeji con vesti di perline, Yoruba (Nigeria), legno, stoffa, perle di vetro, altezza cm 25, stima 2000-2500 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Coppia di gemelli ibeji con vesti di perline, Yoruba (Nigeria), legno, stoffa, perle di vetro, altezza cm 25, stima 2000-2500 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Agostino Bonalumi, 'Blu,' 1997, tela estroflessa e tempera vinilica, cm 80x80, autentica dell'archivio Bonalumi su fotografia n.97-008, stima 20.000-25.000 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Agostino Bonalumi, ‘Blu,’ 1997, tela estroflessa e tempera vinilica, cm 80×80, autentica dell’archivio Bonalumi su fotografia n.97-008, stima 20.000-25.000 euro, courtesy Cambi Casa d’Aste
Tranquillo Cremona, 'Lo studio,' 1870-1872, olio su tela, cm 120x105, stima 240.000-280.000 euro, courtesy Farsetti
Tranquillo Cremona, ‘Lo studio,’ 1870-1872, olio su tela, cm 120×105, stima 240.000-280.000 euro, courtesy Farsetti
 Rara perla melo giallo-arancio, stima 70.000-90.000 euro, courtesy International ArtSale, Milano
Rara perla melo giallo-arancio, stima 70.000-90.000 euro, courtesy International ArtSale, Milano
Gabriele Basilico, 'Fort Mahon,' 1985, stampa ai sali d'argento, vintage, cm 30 x 40, firmata, intitolata e datata sul retro; timbro a secco Gabriele Basilico sul margine, courtesy Fondazione Forma
Gabriele Basilico, ‘Fort Mahon,’ 1985, stampa ai sali d’argento, vintage, cm 30 x 40, firmata, intitolata e datata sul retro; timbro a secco Gabriele Basilico sul margine, courtesy Fondazione Forma